Composizioni di Joseph Bonnet
a) Composizioni per organo
Variations de concert op. 1 (1908, ma composto sicuramente qualche anno prima)
Poèmes d'automne op. 3 (1908)
Douze pièces pour orgue op. 5 (1909)
- Prélude
- Lamento
- Toccata
- Nocturne
- Ave Maris Stella
- Rêverie
- Intermezzo
- Fantaisie sur deux Noëls
- Epithalame
- Légende symphonique
- Canzona
- Rhapsodie Catalane
Douze pièces nouvelles pour grand-orgue op. 7 (1910)
- Dédicace
- Etude de concert
- Clair de lune
- Stella matutina
- Songe d'Enfant
- Chant de Printemps
- Prélude au Salve Regina
- Romance sans Paroles
- Pastorale
- Deuxième Légende
- Elfes
- Caprice héroïque
Douze pièces pour grand-orgue op. 10 (1913)
- In Memoriam "Titanic"
- Ariel
- Méditation
- Moment musical
- Consolation
- Berceuse
- Magnificat (6 Versets en forme de Variations)
- Chaconne
- Paysage
- Angelus du soir
- Interludes (7 versets)
- Pisen Ceskeho Naroda (Poème tchèque)
Chant triste (1925, ma composto nel 1914)
b) Altre composizioni
Ave Maria op. 2 per coro a 4 voci miste e organo (1908)
Agnus Dei op. 6 n. 1 per coro a 3 voci, baritono solo e organo (1910)
Deuxième Ave Maria op. 6 n. 2 per mezzosoprano (in Fa), o soprano/tenore (in Sol) e organo (1910)
Pater Noster op. 8 n. 1 per tenore e organo (1911)
Pie Jesu op. 8 n. 2 per voce sola e organo (1911)
Alcune riflessioni sull'attività compositiva di Joseph Bonnet
È facile notare come Bonnet abbia composto le sue opere in un periodo molto limitato, che dal 1906 circa va fino al 1914. Le motivazioni di questo improvviso disinteresse per la composizione dopo i suoi trenta anni si possono individuare più chiaramente distinguendo nettamente due periodi nella sua carriera e nella sua vita. Fino al 1914 i suoi interessi e la sua attività erano quelli di ogni organista parigino "au tournant du siècle", compresa quindi la composizione di musiche per il proprio strumento. La produzione di Bonnet colpisce soprattutto per essere in gran parte "laica", "da concerto", quando non decisamente profana (ricordiamo fra gli altri Variations de concert, Matin provençal, Légende symphonique, Rhapsodie catalane, Étude de concert, Clair de lune, Elfes, Caprice héroïque, Ariel, Poème tchèque): ben poche sono le composizioni espressamente liturgiche, e sicuramente non le più rilevanti (fra i brani che possono comunque essere considerati di ispirazione religiosa ricordiamo Fantaisie sur deux Noëls, Stella Matutina, In Memoriam "Titanic", Méditation, Angelus du soir). In seguito Bonnet spostò i suoi interessi da un lato verso la riscoperta degli antichi maestri (dal 1917 al 1939 Bonnet curò la pubblicazione della collana Historical Organ Recitals, in sei volumi, per l'editore Shirmer di New York), dall'altro verso il ruolo liturgico della musica e dell'organista, diventando uno dei più ferventi sostenitori del canto gregoriano, mentre nella sua produzione tre soli brani erano basati su melodie ecclesiastiche (Ave Maris Stella, Prélude au Salve Regina, Magnificat).
Dopo la sua richiamata alle armi nel 1914 e il suo congedo per motivi di salute nel 1915, dal 1917 al 1919 fu inviato negli U.S.A. insieme ad altri musicisti col compito di diffondere la cultura francese fra gli alleati. Il successo di questa tournée lo portò quindi nuovamente oltre oceano nel 1920, quando ebbe modo di partecipare al Congresso Internazionale di Canto gregoriano, che si tenne nella Cattedrale di St. Patrick a New York. Fu in questa occasione che strinse una profonda amicizia con Dom Mocquerau, monaco benedettino di Solesmes, celebre per le sue ricerche sul gregoriano e per il suo impegno profuso a favore della reintroduzione di tale repertorio come musica ufficiale della chiesa cattolica (cfr. A. ARMSTRONG, Joseph Bonnet. A l'occasion du cinquantenaire de sa mort, in "L'Orgue Francophone", Numéro spécial, Lyon 1995, pp. 18-27).
Non è quindi un caso che sia proprio Bonnet, già dai primi anni '20, ad esortare Tournemire - di cui aveva seguito le lezioni dal 1896 al 1906 - a intraprendere la composizione di quello che sarà poi il suo capolavoro, L'Orgue mystique, cinquantuno serie di cinque brani ciascuna (ad eccezione dell'Ufficio del Sabato Santo, che conta solo tre brani) per tutto l'anno liturgico, composti sui temi gregoriani del proprio, sul modello di quanto Bach aveva fatto col corale per la liturgia luterana (C. TOURNEMIRE, L'Orgue mystique, op. 55, 56, 57, "51 Offices de l'année liturgique inspirés du chant grégorien et librement paraphrasés pour grand orgue", Paris, Heugel 1928-1936). E non è un caso che nel 1922, durante un intervento fatto a Parigi in occasione del Congresso di Canto gregoriano e Musica sacra, Bonnet affermasse che l'ideale sarebbe, per i fedeli e per il coro, cantare tutta la messa in gregoriano; il suo ruolo in questa rinascita dell'interesse per la monodia cristiana (ricordiamo i suoi stretti e frequenti rapporti con l'abbazia benedettina di Solesmes) fu così importante che lo stesso Tournemire informò i membri della congregazione solesmense del suo proposito di comporre L'Orgue mystique proprio in occasione delle nozze di Bonnet, avvenute il 4 gennaio 1927.
Non è peraltro priva di fondamento l'ipotesi che la convinzione di Tournemire secondo cui qualsiasi musica d'organo da cui Dio è assente è come un corpo senz'anima avesse profondamente influenzato Bonnet. Tuttavia questo non lo portò mai a rinnegare le sue opere, che continuò a proporre nelle sue tournées (in misura però trascurabile rispetto alle musiche altrui, nel suo vasto repertorio che spaziava da Perotin a Jehan Alain). Ciò che la sua produzione era però stata fino al 1914 non rispondeva più alle sue esigenze di organista e di uomo di fede: forse anche per questo perse ogni interesse per l'attività compositiva, e preferì dedicarsi a quanto gli consentiva la più completa realizzazione dei suoi ideali. È importante ricordare che il suo rapporto col mondo benedettino non si era limitato ad una frequentazione "musicale" dell'abbazia di Solesmes: già nel 1921 Bonnet trascorse l'estate presso l'abbazia di Quarr (isola di Wight), sentendosi seriamente attirato da una vocazione monastica, nell'ottobre del 1922, quindi, divenne oblato benedettino presso l'abbazia solesmense (cfr. A. ARMSTRONG, cit., p. 22), e alla sua morte, sopraggiunta in Canada nell'estate del 1944, fu sepolto nel cimitero dei monaci di Saint-Benôit-du-Lac (Canada). Come fa ben notare Bérenger de Miramon Fitz-James in un suo articolo (B. DE MIRAMON FITZ-JAMES, Joseph Bonnet (1884-1944), in "L'Orgue", avril-juin 1947), proprio nel momento in cui la sua carriera stava raccogliendo i più grandi successi, "cedendo alle esigenze della sua vita interiore, rinuncia alla composizione, subordina il suo trascendente virtuosismo a un culto più fervido dei Maestri che interpreta, diventa il paladino dell'organo liturgico e della dottrina di Solesmes. Tale purificazione dei suoi ideali artistici [...] gli fu imposta dalla convinzione che avrebbe trovato una sorgente di pace e una vera soddisfazione dell'anima soltanto nell'equilibrio del suo credo religioso con la bellezza e con lo splendore della liturgia. Evoluzione, elevazione cosciente e che, sopraggiungendo al culmine della sua fama, porta incontestabilmente il sigillo della sincerità e dell'abnegazione. Da quel giorno la vita artistica di Joseph Bonnet è ispirata e guidata dalla sua fede."
Copyright © Vincenzo Ninci 1999